venerdì 24 febbraio 2012

LE RIVELAZIONI

Un importante messaggio ricevuto da Suor Elena AIELLO l’8 dicembre 1957. A Voi i commenti..: "Gli uomini offendono troppo Dio. Se io ti facessi vedere il numero dei peccati che si commettono in un sol giorno, ne moriresti dal dolore. I tempi sono gravi. Il mondo è tutto sconvolto perché è diventato peggiore che ai tempi del diluvio. Il materialismo si avanza e continua la sua marcia segnata di sangue, in lotte fratricide. Vi sono segni evidenti e pericolosi per la pace. Il flagello sta passando sul mondo come l'ombra di una nube minacciosa, per testimoniare agli uomini che la giustizia di Dio preme sull'umanità e che la mia potenza di Madre di Dio contiene ancora lo scoppio dell'uragano. Tutto è sospeso come ad un filo: quando questo filo si spezzerà, la Giustizia divina piomberà sul mondo e compirà il suo terribile corso purificatore. Tutte le nazioni saranno punite perché molti sono i peccati che, come una marea di fango, ha ricoperto la terra. Le forze del male sono preparate a scatenarsi in ogni parte del mondo, con aspra violenza. Tremendo sarà lo sconvolgimento per quello che avverrà. Già da tempo, ho avvisato gli uomini, in tanti modi. I Governatori dei popoli avvertono il pericolo gravissimo; ma non vogliono riconoscere che, per evitare il flagello, è necessario far ritornare la società ad una vita veramente cristiana. Quanto strazio sente il mio cuore nel vedere che gli uomini a tutto pensano meno che a ritornare a Dio. Ma il tempo non è lontano e tutto il mondo sarà sconvolto. Molto sangue sarà versato: di giusti, di innocenti, di santi sacerdoti, e la Chiesa soffrirà molto. L'odio arriverà al colmo. L'Italia sarà umiliata, purificata nel sangue, e dovrà molto soffrire, perché molti sono i peccati in questa nazione prediletta, sede del Vicario di Cristo. Non puoi immaginare quello che accadrà! Si svilupperà una grande rivoluzione e le vie saranno arrossate di sangue. Il Papa soffrirà molto e tutto questo soffrire sarà per lui come un'agonia che abbrevierà il suo pellegrinaggio terreno. Il suo Successore guiderà la nave nella tempesta. Ma non tarderà la punizione degli empi. Quel giorno sarà spaventoso, nel modo più terribile: la terra tremerà e scuoterà tutta l'umanità. I malvagi periranno nei tremendi rigori della giustizia di Dio. Lanciate un messaggio per avvisare subito, possibilmente, tutti gli uomini della terra, perché ritornino a Dio con preghiere e penitenze".».

Eucarestia alla Cannabis: errore voluto o ...?

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro Alcuni giorni fa è avvenuto un episodio che fa riflettere e che mette a rischio la stessa devozione alla Eucaristia in questa città di Campobasso. Riporto quanto pubblicato online da Libero: «Le visioni non si hanno solo grazie alla fede. Qualche volta un tiro di cannabis o di qualche sostanza stupefacente può aiutare. Strano ma vero, è quanto è accaduto domenica scorsa, nella Chiesa di Santo Spirito a Campobasso. A quanto si apprende, qualcuno avrebbe fatto confusione nell'impasto delle ostie distribuite durante la messa. Le Eucarestie infatti, sarebbero state fatte per errore con una farina allucinogena che avrebbe provocato successivamente visioni tra i fedeli. Alcuni testimoni oculari parlano di signore che hanno visto dei Santi, altre abbracciavano il Crocifisso mentre due vecchiette si sono messe ad inseguire il Prete, riempiendolo di borsettate e gridando: “Lei è il demonio”. Un'altra donna si sarebbe arrampicata su una statua. Il tutto davanti agli occhi sbigottiti di don Achille che non capendo cosa stesse accadendo ha pensato che la situazione migliore fosse rifugiarsi in sagrestia. Da lì, al posto di invocare l'aiuto di Dio, ha chiamato la polizia per far sgomberare la Chiesa dai fedeli impossessati». È una vicenda molto seria, c’è da capire chi ha mescolato la farina allucinogena, chi ha sbagliato intenzionalmente perché un conto è utilizzare farina scaduta o di grano duro, altro è usare alimenti che non dovrebbero trovarsi nell’ambiente della lavorazione delle ostie. I fedeli di questa parrocchia avranno il coraggio di fare ancora la Santa Comunione? Forse stabiliranno di farla a turno, così chi la mangia e sballa, viene bloccato dal coniuge o dall’amica cosciente non appena comincia a correre per la Chiesa o a vedere i Santi o ad inveire contro il povero parroco. Certo si ride per la comicità dell’episodio, ma ognuno comincerà a preoccuparsi prima di mangiare l’Eucaristia. Forse pregherà più intensamente e così migliorerà la vita spirituale. Sicuramente si tratta di un caso isolato, non dobbiamo avere paura perché le ostie sono confezionate dalle Suore e svolgono questo compito con amore. D’altronde, forse non riponete fiducia in tutti i cibi che comprate nei supermercati? Non solo quelli confezionati, anche la verdura e la mozzarella fresca ricevono una manifestazione di stima quando le comprate. Eppure, certe mozzarelle non appena messe sul piatto diventano blu e c’è da preoccuparsi sul serio. Mozzarelle che diventano come le luci psichedeliche. Vi ho già scritto che nella giornata emettete centinaia o forse più di atti di Fede, su quanto mangiate e su quanto usate. Proprio oggi Gesù ci invita al digiuno, un impegno difficile per quanti sono lontani dalla vera spiritualità del Vangelo, ma sempre in tempo per iniziare a fare piccoli sacrifici. Si comincia dalla piccole mortificazioni, per esempio guardare molta televisione non è una buona cosa, il messaggio che trasmette è diametralmente opposto al Vangelo. Basta sentire le interviste al telegiornale per capire che tutti (politici, attori, cantanti, imprenditori e ricconi) puntano sulla trasgressione come unica felicità e con la convinzione che questa è l’unica vita, dopo non c’è nulla. Se solo il telegiornale manda questi messaggi distruttivi per la vita spirituale, figuriamoci il resto. Celentano ha parlato di Paradiso e tutti gli si sono scagliati contro, mentendo sul vero motivo delle loro reazioni. Si appellano alla difesa della libertà di stampa ma ha fatto male sentire di Gesù e del Paradiso. Ho scritto che se ha fatto benissimo a parlarne non è stato misurato nell’esposizione e nelle invettive che ha seminato. Ma ne ha parlato a decine di milioni di italiani, ha riportato il discorso centrale su Gesù e sul senso della nostra vita. Ha avuto il merito di svegliare moltissime coscienze anestetizzate. Molti cattolici ammettono che il discorso sul Paradiso e sul senso della vita non l’ascoltano più da tempo in molte Chiese… E l’invito che ci fa Gesù oggi è proprio quello di riscoprire il soprannaturale, mortificando le potenze naturali, come i sensi esterni ed interni. Questa mortificazioni è assolutamente indispensabile per elevarci spiritualmente, non è possibile avanzare nel cammino di Fede se non avviene una sistematica mortificazione dei sensi esterni: vista, odorato, udito, gusto, tatto; e la mortificazione di quelli interni: la fantasia, la memoria, l’immaginativa. I primi due comunque sono quelli più pericolosi, la fantasia inventa tutto ed inganna con assoluta facilità. La memoria fa ricordare sempre i momenti più brutti della vita e le persone che in qualche modo vi hanno concorso. Non si devono annullare queste facoltà, si tratta di disciplinarle e di subordinarne l'attività al comando della ragione e della volontà. Se la fantasia e la memoria vengono abbandonate a se stesse, riempiono l'anima di molti ricordi ed immagini che la confondono e fanno disperdere il raccoglimento. La distrazione nella preghiera inizia proprio da queste due facoltà non mortificate. È necessario controllarle, mortificarle e metterle a servizio delle facoltà superiori. Per controllare la memoria e la fantasia, occorre allontanare immediatamente da principio le immagini o i ricordi passati non buoni. È molto importante rinnegare i pensieri inutili, essi allontanano dalla spiritualità e portano a giudicare con facilità. Dicono i Santi che “la mortificazione dei pensieri inutili è la morte dei pensieri cattivi”. Continuiamo le intense preghiere alla Madonna con la recita giornaliera del Santo Rosario per me, per vincere l’attacco portato da satana, sciogliendo questo nodo oppressivo. Chi mi vuole bene, preghi molto per me. Vi benedico e prego per tutti voi. Pregate per me ogni giorno nella Messa e nel Rosario.

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Recitare il Santo Rosario

PREGHIERA ALLA MADONNA DI LOURDES DI GIOVANNI PAOLO II

S.Rosario, Misteri della Gloria con Giovanni Paolo II

S. Rosario in latino col Beato Giovanni Paolo II - Misteri Gaudiosi

S. Rosario in latino col Beato Giovanni Paolo II - Misteri Dolorosi

Coroncina della Misericordia

Miracolo, ora Gesù va bene anche agli ebrei


Un libro controcorrente, scritto da Rav Shmuley Boteach, racconta un Messia patriota e molto devoto alla legge mosaica. E sui giornali di Gerusalemme scoppia la polemica

di  - 
 Da Il Giornale
Nel 1954 ebbi occasione di intervistare l’ambasciatore, accademico di Francia, Paul Claudel. Alla fine dell’incontro sapendo che venivo da Israele mi disse: «Ora che gli ebrei hanno uno stato daranno la cittadinanza a Gesù mettendo fine alla sua situazione di “apolide” tanto per gli ebrei che per i cristiani».

Mi sono ricordato di questa ormai lontana conversazione leggendo sulla stampa israeliana che un rabbino sta per pubblicare un libro dal titolo Kosher Jesus. Kosher è un termine ebraico che indica che l’uso di qualcosa - specialmente nel campo del cibo e della cucina - è religiosamente permesso.
Il rabbino in questione è tutt’altro che uno sconosciuto. Si chiama Shmuley Boteach e di lui si è parlato come possibile rabbino capo d’Inghilterra, una carica di grande prestigio che generalmente è accompagnata dalla concessione del titolo di Lord da parte del monarca britannico. Ma Boteach, oltre che grande oratore e un personaggio televisivo di successo, è famoso per i libri che ha pubblicato. Sollevano scandalo nel mondo ebraico non tanto per il loro contenuto, sempre strettamente canonico, quanto per gli argomenti scabrosi che tocca. Come un testo che ha avuto grande risonanza intitolato Kosher sex, una specie di Kamasutra ebraico.
Kosher Jesus avrà di certo una simile rinomanza ma rischia di procurargli molti guai nel mondo ortodosso ebraico dove la questione di Gesù continua a essere, per molti, un tabù anche se in merito sono stati scritti molti libri, soprattutto per smentire la responsabilità della sua morte, sino a non tantissimo tempo fa addossata dalla Chiesa al popolo ebraico.
Una delle tesi di Rav Boteach è che dal momento che i cristiani non considerano più gli ebrei come dei nemici è giunta l’ora per gli ebrei di riconoscere quello che Gesù è storicamente stato: un patriota devoto alla Legge ebraica. «I Vangeli danno una descrizione abbellita di Gesù e non si deve dimenticare che l’apostolo Paolo non l’ha mai incontrato.
D’altra parte il fatto che Gesù si sia proclamato Messia (Cristos in greco) non deve turbare gli ebrei dal momento che non c’è nulla di blasfemo in questo. Io stesso - dice - potrei farlo e ho spesso incoraggiato persone a sviluppare un senso messianico nella loro vita, un desiderio di salvare il mondo». Il libro di Boteach creerà senza dubbio molte critiche e discussioni. Ma a questo rabbino le discussioni piacciono. «Ho passato tutta la mia vita fra i critici e il Talmud dice che si impara di più dai critici che dai propri tifosi». L’idea cristiana della divinità di Gesù è secondo lui - emersa come una delle conseguenze della distruzione del Tempio di Gerusalemme per mano di Tito nell’anno ’70. Quando gli ebrei lo comprenderanno - dice - allora «potranno trarre ispirazione dagli insegnamenti etici di Gesù, in quanto devoto ebreo martirizzato per il suo sforzo di sollevare il giogo dell’oppressione romana dal suo amato popolo». I cristiani, dice ancora, sono oggi i nostri migliori amici. È necessario aprire con loro una discussione teologica. Come si può avere un relazione con un amico se non si può parlare della cosa più importante nella sua vita e del più famoso ebreo che è mai vissuto? Per lui Gesù è «un rabbino modello».
Una affermazione per la quale in America molti lo ammirano, altri lo considerano un personaggio arrogante. A lui questo non importa.

Il Papa denuncia il carrierismo nella Chiesa “È contro di me e non mi rende felice”



Incontrando il clero romano Benedetto XVI ha parlato a braccio e ha usato una inconsueta prima persona per ricordare ai Sacerdoti “l'umiltà”, che “mi porta a non volere apparire, ma a fare quel che Dio ha pensato di me e per me”. “La superbia è la radice di tutti i peccati”. E tra questi il Papa cita “la ricerca del potere”.

CITTA' DEL VATICANO 23 febbraio 2012 (Google news Redazione online La Repubblica) - Se il Vaticano fatica a scrollarsi di dosso veleni, il Papa fa di tutto per richiamare il clero alla sua missione, invitando allo stesso tempo i fedeli a distinguere il messaggio della Chiesa al di là della fallibilità umana. Così, se una settimana fa Papa Ratzinger aveva ricordato che “Gesù insegna a perdonare i nemici”, oggi ha ribadito un fermo “no” alle ambizioni personali e al carrierismo nella Chiesa, usando modalità inconsuete.
Durante l'incontro con il clero della diocesi di Roma, nel tradizionale appuntamento di inizio Quaresima, Benedetto XVI ha parlato spesso a braccio, usando una ben poco consueta prima persona. Altra variante: negli anni scorsi Papa Ratzinger aveva preferito un dialogo con domande dei Sacerdoti presenti, stavolta si è rivolto ai parroci romani nell'Aula Paolo VI attraverso una lectio divina su un passaggio della lettera agli Efesini.
Dobbiamo liberarci, ha detto Papa Ratzinger, di “questa vanagloria che alla fine -ha ammonito, passando alla prima persona- è contro di me e non mi rende felice”. “Debbo saper accettare la mia piccola posizione nella Chiesa”, ha continuato il Papa, raccomandando ai Sacerdoti la parola chiave: “Umiltà, che mi porta a non volere apparire, ma a fare quel che Dio ha pensato di me e per me, fa parte del realismo cristiano”.
A questo punto, l'affondo del Pontefice: “La superbia è arroganza, è la radice di tutti i peccati, la ricerca del potere, apparire agli occhi degli altri, non preoccuparsi di piacere a se stessi e a Dio.
Essere cristiani vuol dire superare questa tentazione, essere veri, sinceri, realisti.
L'umiltà è soprattutto verità, vivere nella verità, imparare che la piccolezza ci fa grandi. Riconoscere che io sono unico, un pensiero di Dio”.
“Accettare me stesso, accettare l'altro -ha aggiunto Ratzinger- sono cose che vanno insieme, è questa la grande sintonia della Chiesa e della Creazione: che siamo uno diverso dall'altro. Essendo umile, ho la libertà di essere in contrasto con qualche mio parente” in nome “della libertà della verità”. “Il Signore -ha quindi invocato Papa Ratzinger, rivolgendosi al clero della diocesi di Roma- ci aiuti a essere costruttori della libertà della Chiesa”.
Benedetto XVI si è poi soffermato sulla tentazione sempre più diffusa di non seguire tutte le indicazioni della Chiesa e di sentirsi ugualmente a posto con la coscienza. E lo ha fatto criticando l'espressione “cattolici adulti”, che un certo successo ha avuto nel mondo politico italiano.
“Si dice -ha spiegato Ratzinger- fede adulta emancipata dal Magistero, come se, in quanto cresciuto, debbo emanciparmi dalla madre”.
Ma, ha osservato Papa Benedetto XVI, “il risultato è la dipendenza dalle onde del mondo, della dittatura dei mezzi di comunicazione, della opinione comune, del modo di cioè che tutti pensano e vogliono”.
Per il Pontefice, solo “liberarsi da questa dittatura è liberarsi davvero”. “Dobbiamo -ha esortato rivolto ai parroci romani- essere emancipati in questo senso, con una fede realmente adulta che vede e fa vedere la vera realtà adulta in comunione con Cristo. Essere veri nella carità e nella verità”.
“Un grande problema della Chiesa attuale è la mancanza di conoscenza della fede”, quello che i Cardinali riuniti venerdì scorso nel vertice pre-Concistoro hanno definito “analfabetismo religioso”, ha sottolineato Benedetto XVI, spiegando che “con questo analfabetismo non può crescere l'unità” dei cristiani.
Uno dei compiti del prossimo Anno della Fede, ha aggiunto, sarà quindi “fare il possibile per un rinnovamento catechistico, perché la fede sia conosciuta e cresca l'unità nella verità”. È anche attraverso una maggiore conoscenza del Catechismo, secondo Ratzinger, che nell'Anno della Fede si rinnoverà la missione del Concilio.
Benedetto XVI ha invitato i Sacerdoti a comportarsi “in maniera degna della chiamata che avete ricevuto”: sappiate trovare “la vera strada, quella del Signore e guidare gli altri”, ha detto. “La grande sofferenza della Chiesa, in Europa e in Occidente, è la mancanza di vocazioni sacerdotali. Per questo bisogna porsi in ascolto della chiamata del Signore”.


Impronte di fuoco delle anime del Purgatorio o purganti


Nel suo libretto devoto “Sofferenza, consolazione ed aiuto delle anime del Purgatorio”, il Preposto al monastero di Innichen (Tirolo) Dr. J. Walter, scriveva: “Ad Hall, in Tirolo, un cappellano che era stato anche predicatore in città, apparve diversi anni dopo la morte al suo successore e gli chiese aiuto, dovendo soffrire nel predicare. Come prova del fuoco da cui era tormentato ed a dimostrazione che la sua apparizione non era un’illusione, impresse il pollice sulla copertina di un libro, fatta di legno e ricoperta di cuoio. Osservandola da vicino, si vede che l’impronta può essere stata lasciata soltanto da un dito bruciante, che ha corroso a fondo, e di un solo attimo, altrimenti ci sarebbero tracce di bruciature attorno. L’impronta invece attraversa la spessa copertina e altre 40 pagine del libro, e la macchia di bruciato, sempre più debole, si vede per altre 30 pagine. Si provi ad ottenere lo stesso risultato con un  proiettile pur infuocato, e non si riuscirà. Il caso fu studiato con ogni cura anche a suo tempo; ...
... gli atti ed il libro suddetto si trovano ancora ad Hall.
Il libro è e resta a testimonianza dell’immenso bruciore del fuoco del Purgatorio, come pure della terribile pena che deve causare investendo tutta l’anima”.
Secondo i documenti consultati, lo spirito del cappellano morto, interrogato, ha risposto: “Sono Christoph Walpach e soffro già da 65 anni”. Quanto alla causa disse: “In primo luogo perché a volte aveva accettato e celebrato delle Messe votive, dimenticando e non completando il numero di quelle obbligatorie, e poi perché era stato impaziente ed irritabile, quando aveva avuto un piccolo auditorio alle sue prediche. Aspettava la Signora Walpach (era la moglie di un altro Christoph Walpach, ancora vivo, che era morta di parto la domenica Laetare –IV di Quaresima).
Per sollecitare la propria liberazione poteva disporre soltanto di 6 mesi; se nel frattempo la sua liberazione non fosse avvenuta, avrebbe dovuto soffrire altri 50 anni. La governante di casa del Cappellano Eberle, Elisabetta Tannhoferin, che era entrata al suo servizio il 26 luglio 1669, giurò, come molti altri testimoni, di aver visto spesso lo spirito e di avergli spesso parlato, di averlo visto anche in chiesa, come se fosse un
sacerdote estraneo, ma che, standogli vicino, aveva sentito un calore enorme. Una volta anzi lo spirito
l’aveva urtata, e a dir il vero tre volte di seguito, perché essa non aveva fatto quel ch’egli desiderava.
Più tardi lo spirito era apparso con una pianeta bianca e con una corona del rosario pure bianca
e le aveva detto: “Ora sono qui, ti comunico così la mia liberazione e ringrazio mille volte te e tutti quelli
che mi hanno aiutato”.
Dietro proposta del Cappellano Eberle, Vicario generale, il principe Vescovo di Bressanone formò
una commissione che studiasse il caso ed interrogasse i testimoni. Già alla prima impressione
è difficile dubitare dell’autenticità dell’impronta, quando si sia visto il libro con il segno del
pollice a fuoco. Innanzi tutto dall’uniformità dell’impronta che ha trapassato la copertina si può
dedurre che la bruciatura è avvenuta d’un sol colpo. E’ caratteristica anche la diminuzione della
pressione nelle pagine del libro, che corrisponde pienamente a quella di un  pollice reale.
Seguono alcuni fogli in cui si può vedere scemare la macchia di bruciato, mentre nelle precedenti
vi era il buco che si restringeva sempre più. Una bruciatura che si potesse imitare perfettamente,
sarebbe un capolavoro nel senso più completo della parola. Alla luce dei fatti scrupolosamente
constatati, anche questo caso può essere definito corrispondente alla verità. Già Daumer
che esaminò un’impronta per bruciatura simile a questa – si tratta del caso di una ragazza
di Orlach (Wurttemberg) alla quale era apparso uno spirito che aveva impresso la propria mano nel
fazzoletto di cotone azzurro di lei – nota :”Se i segni della bruciatura sulla stoffa fossero un
inganno, si vedrebbe semplicemente l’immagine di una mano, e si sarebbe evitato di farvi più buchi
e strisce di quanto fosse necessario per ottenere tale immagine. La nostra relazione tratta di un
fatto vero, avvenuto realmente nella storia, messo in contrapposizione a qualcosa di artefatto, perché
l’inganno in genere è grossolano e balordo, va direttamente allo scopo, cerca di fare sulla persona da
ingannare una impressione facile e rapida, che non sia ostacolata e disturbata da altre circostanze,
 e non tien conto delle lente deduzioni di uomini che pensano ed esaminano a fondo”.
L’abate benedettino Calmet narra un caso, secondo il quale il 17 settembre 1625 ad Altheim, nel
 vescovado di Costanza, uno spirito apparve al sarto Simon Bau, e lasciò l’impronta a fuoco della propria
mano su una sedia che il sarto gli aveva teso.
Il Maggiore Generale D. Peter, nel suo libro “Il fenomeno della mano impressa a fuoco” riferisce
anche alcuni altri casi, tra i quali due di Justinus Kerner ed uno di Gerber. Secondo costui, ad Elisabetta
Seiler, donna di servizio di Oberrufhausen, presso Fulda, nel 1837 era apparso lo spirito della zia,
morta 13 anni prima, e le aveva lasciato in fondo alla gonna un gran buco, oltre a tanti altri piccoli;
tutti per bruciatura.
Il Dr. Bormann, in “Mondo sovrasensibile”, narra un caso che si verificò nel 1848.
Caterina, donna di servizio, mentre si trovava in chiesa durante una Messa celebrata su richiesta
di uno spirito che le era apparso varie volte, vide con spavento che una mano rovente passava sul
suo libro di preghiere, e per la paura svenne.
Sulle pagine di quel libro, in 5 punti neri isolati si poterono riconoscere le punte delle dita impresse
a fuoco, e si vide che il polpastrello del pollice aveva bruciato i fogli da parte a parte.
L’avvocato Zingaropoli pubblicò nel periodico italiano “Luce e ombra” (1910) parecchi casi del genere.
Degno di nota è il seguente: suor Isabella Fornari del convento delle Clarisse di Todi si era offerta di
soffrire per l’anima del defunto Rev. Abate Panzini, Olivetano, perché potesse esser liberato dal
Purgatorio prima del tempo. Un giorno, durante la Messa , la suora ebbe l’apparizione del morto che
la ringraziò e le disse che ora era libero. Poi appoggiò una mano su una lavagnetta ch’essa aveva in
mano e quindi fece un segno di croce. Mano e segno della croce vi rimasero impresse; poi lo spirito
appoggiò la lavagnetta contro il braccio della suora, che dalla semplice pressione ebbe una ferita che
portò fino alla morte. La suora, in seguito divenuta Badessa, morì nel 1744, in odore di santità.
In un Miscellanea della biblioteca Vittorio Emanuele di Roma, che proviene dal soppresso
ùconvento di San Pantaleo e che porta la segnatura 59 rosso, 84, si trova la testimonianza fatta sotto
vincolo di giuramento del nobiluomo Domenico Denza, quarantenne, Cavaliere del S. Sepolcro,
di costumi ineccepibili e molto stimato in tutta Roma. Quella Miscellanea è certamente del XVII sec.
E la relazione che contiene riguarda un’indagine fatta dal Card. Carpegna per ordine di Innocenzo XI;
si riferisce ad un’apparizione di spiriti avuta dal cavalier Denza. Costui aveva visto diverse volte
in sogno una donna biancovestita.
Nella notte del 19 aprile 1683 fu destato da una voce che lo chiamava per nome, e quando aprì
gli occhi si trovò davanti la stessa figura che aveva visto varie volte in sogno. Le chiese chi
fosse ed essa rispose che era la Marchesa laura Poppoli Astalli, morta da poco, che era venuta
per pregarlo di dire a suo marito che aveva bisogno di 200 Messe. Quando Denza le fece notare
che non gli avrebbero creduto e l’avrebbero preso per pazzo, essa pose la mano sulla coperta del
letto e disse: “Fai vedere il punto ch’io tocco” e scomparve. Denza seguì il consiglio dell’apparizione e
mostrò al fratello, giunto al suo grido, la coperta, facendogli constatare che vi era bruciata la forma
di una mano.
Il cronista, riportando la narrazione fatta da Denza sotto vincolo di giuramento, aggiunse che
l’impronta della mano era così chiara che le dita, ben distinte l’una dall’altra, avevano lasciato dei
segni rosso – scuro, mentre le superfici della mano, nelle parti non sporgenti, erano rimaste in bianco.
Inoltre si notava lo storcimento del mignolo, un difetto che la Marchesa aveva fin dalla fanciullezza,
 in seguito ad una caduta. Durante tutta la vita aveva portato dei guanti per questa ragione, e
pare che Dio abbia in tal modo reso riconoscibile la mano dell’Astalli, affinché non si potesse
dubitare che l’impronta straordinaria era sua. E’ certo che al vederla i suoi più intimi esclamarono:
“E’ la mano della Marchesa Astalli!” Pareva troppo grande per essere una mano femminile, ma
 quando la si misurò coi guanti della defunta, coincideva esattamente.
In questo stato l’impronta fu vista e riconosciuta da molti, uomini e donne, da Prelati, cardinali e
dal Principe Livio Odescalchi, ma da nessuno con maggior reverenza che dalla Regina Cristina di Svezia,
 allora a Roma, e da S. Santità il Papa stesso.
Don Marcello Stanzione

Esperienze e fenomeni di possessione satanica. La lotta dell'esorcista al maligno


Da miliziasanmichelearcangelo.org

In questi giorni, mediante numerosi articoli, vi sto parlando di esorcismi, di preghiere di guarigione e di liberazione, di imposizione delle mani e di tanti altri argomenti rapportati alla sfera delle azioni ordinarie e straordinarie di Satana avendo, ovviamente, sempre come punto fermo nelle mie trattazioni il Magistero della Chiesa e, nel contempo, sto dispensando consigli utili ai lettori per finalità di retta evangelizzazione cattolica in materia di demonologia e di istruzione sul come difendersi dai cosiddetti "falsi profeti". Vi ho parlato, ieri, del ministero di esorcistato operato direttamente da Gesù e, citando il Vangelo e le corrette interpretazioni dei Padri - a cui non si può obiettare - vi ho riportato fonti storiche ed accertate in cui si vede il Maestro operare prodigiose guarigioni, liberare gli ossessi, sanare gli ammalati vittime di male malefico (indotto dal demonio) e scacciare gli spiriti immondi sottomessi a Satana. La patristica, a tal proposito, ci insegna che anche nell'ambito degli angeli ... 
...  decaduti vi è una precisa gerarchia, tuttavia è altrettanto evidente che il disordine e la disobbedienza sono elementi propri delle gerarchie diaboliche, dunque, gli stessi demoni fra loro manifestano superbia e caos; ciò che a noi interessa è, comunque, stabilire che l'azione ordinaria e straordinaria di Satana e dei suoi "tirapiedi" è finalizzata esclusivamente alla conquista della nostra anima.
Approfondiremo lo studio di questa dinamica e della oscura presenza del Male - attivo - in altri articoli, ma oggi vorrei riportare alcuni episodi particolarmente eloquenti in cui è evidente l'azione del maligno e la diretta Maestà di Cristo nello sconfiggerlo.
Ragazza sofferente fa ricorso al mago e si trova nei guai
Un bambino manifesta segni strani; i genitori non approfondiscono, non ci danno importanza, pensano che crescendo tutto si metterà a posto. Anche perché i sintomi, inizialmente, sono lievi. Poi, con l'aggravarsi dei fenomeni, i genitori incominciano a rivolgersi ai medici: ne provano uno, poi un altro, sempre senza risultati. E' venuta da me una ragazza di 17 anni che era già stata visitata nelle principali cliniche d'Europa. Infine, dietro il consiglio di qualche amico o sapientone, nasce il sospetto che non si tratti di un male dovuto a cause naturali, e viene suggerito il ricorso a qualche mago. E da questo momento il danno iniziale viene duplicato. Solo per caso, in seguito a chissà quale suggerimento si ricorre all'esorcista. Ma intanto di anni ne sono passati parecchi e il male si è sempre più "radicato". (G. Amorth, Un esorcista racconta, Bologna, EDB, 2000, p. 52)
La guarigione di una ragazza attraverso la preghiera
Dietro appuntamento, entrò da me Marcella, una ragazza biondissima di 19 anni, dall'aria spavalda. Soffriva per mali di stomaco lancinanti e per un comportamento che non riusciva a dominare, né in casa né sul lavoro: dava risposte offensive, acide, senza potersi frenare. Per i medici non aveva niente. Come le misi le mani sulle palpebre, all'inizio della benedizione, mostrò gli occhi interamente bianchi, con le pupille appena percettibili in basso, e scoppiò in una risata ironica. Ebbi appena il tempo di pensare che quello era Satana, che subito mi sentii dire: "Io sono Satana", con una nuova risata. Un po’ per volta Marcella intensificò la vita di preghiera, divenne costante nella comunione e nel rosario quotidiano, nella confessione settimanale (la confessione è più forte di un esorcismo). Ebbe un progressivo miglioramento, salvo qualche passo indietro quando rallentava il ritmo di preghiera, e guarì dopo soli due anni. (G. Amorth, Un esorcista racconta, Bologna, EDB, 2000, p. 100-101)
Un giovane curato senza successo dai medici
Ho esorcizzato Marco, colpito da una forte possessione. Era stato a lungo ricoverato e massacrato da cure psichiatriche, specie da elettrochoc, senza che desse mai la minima reazione. Quando gli fu ordinata la cura del sonno, gli hanno somministrato per una settimana dei sonniferi che avrebbero addormentato un elefante; lui non ha mai dormito, né di giorno né di notte. Camminava per la clinica con gli occhi sbarrati. Finalmente approdò all’esorcista e subito iniziarono i risultati positivi. (G. Amorth, Un esorcista racconta, Bologna, EDB, 2000, p. 79)
Una signora con problemi psicologici
Per alcune benedizioni è venuta da me la sig.ra Marta, accompagnata dal marito. Venivano da lontano e con non poco sacrificio. Da molti anni Marta era in cura da neurologi, senza alcun vantaggio. Dopo alcune domande, vidi che potevo procedere all’esorcismo, anche se era già stata esorcizzata da altri, ma senza frutto. All’inizio cadde a terra e pareva priva di conoscenza. Procedendo nelle preghiere introduttive, ogni tanto si lamentava: “Voglio un vero esorcismo, non queste cose!” All’inizio del primo esorcismo, che incomincia con le parole “Exorcizo te”, si calmò soddisfatta; queste parole chiaramente le erano rimaste impresse dagli esorcismi precedenti. Poi incominciò a lamentarsi che le facevo male agli occhi. Tutti atteggiamenti non consoni ai posseduti. Quando ritornò le volte seguenti, non sapeva capire se il mio esorcismo le aveva prodotto qualche effetto o no. Per più sicurezza, prima di mandarla via definitivamente, la accompagnai una volta da Padre Candido: dopo averle messo la mano sul capo, egli mi disse subito che lì il demonio non c’entrava. Era un caso per psichiatri, non per esorcisti. (G. Amorth, Un esorcista racconta, Bologna, EDB, 2000, p. 80-81)
Un ragazzo di 14 anni diventava improvvisamente pesantissimo
Pierluigi, di 14 anni, si presentava grande e grosso per la sua età. Non poteva studiare, era la disperazione degli insegnanti e dei compagni, con nessuno dei quali riusciva ad andare d’accordo; non era però violento. Una sua caratteristica: quando si sedeva per terra, con le gambe incrociate, nessuno riusciva a sollevarlo, come se fosse diventato di piombo. Dopo varie cure mediche, prive di risultati, fu portato da Padre Candido che incominciò a esorcizzarlo, riscontrando una vera possessione. Un’altra sua caratteristica: non era litigioso, ma con lui la gente diventava nervosa. Un giorno si era seduto a gambe incrociate sul pianerottolo della sua casa, al terzo piano. Gli altri inquilini andavano su e giù per le scale, lo scuotevano perché se ne andasse di lì, ma lui non si muoveva. A un certo punto tutti gli inquilini del fabbricato si trovarono contemporaneamente per le scale, nei vari pianerottoli, e urlavano e gridavano contro Pierluigi. Qualcuno chiamò la Polizia; i genitori del ragazzo chiamarono Padre Candido, che giunse quasi insieme ai poliziotti e si era già messo a chiacchierare col ragazzo per convincerlo a entrare in casa. Ma i poliziotti, tre giovanottoni ben piantati, gli dissero: “Si scansi reverendo, queste sono cose per noi”. Quando cercarono di muovere Pierluigi, non lo spostarono di un millimetro. Stupiti e grondanti di sudore, non sapevano che cosa fare. Allora Padre Candido disse loro: “Fate rientrare ognuno nel proprio appartamento”; e in un attimo si fece silenzio completo. Poi aggiunse: “Voi scendete ora una rampa di scale e state a guardare”. Fu obbedito. Infine disse a Pierluigi: “Sei stato bravo: non hai detto una parola e li hai tenuti a bada tutti. Ora rientra in casa con me”. Lo prese per una mano e quello si alzò e lo seguì, tutto contento, dove lo aspettavano i genitori. Con gli esorcismi Pierluigi ebbe buoni miglioramenti, ma non la totale liberazione.(G. Amorth, Un esorcista racconta, Bologna, EDB, 2000, p.81-82)
Il demonio rivela a Padre Candido i peccati di un giovane
Era un bel giovanotto quello che Padre Candido stava benedicendo; aveva dentro di sé un bestione più grosso di lui. Fu proprio il demonio a cercare di scoraggiare l’esorcista: “Non vedi che perdi il tuo tempo con questo qui? E’ uno che non prega mai, è uno che frequenta…, è uno che fa…”, e giù una lunga serie di peccatacci. Finito l’esorcismo Padre Candido provò a convincere quel giovane, con le buone maniere, a fare una confessione generale. Ma quello non ne voleva sapere. Fu necessario tirarlo quasi per forza in un confessionale; e lì si affrettò a dire che non aveva niente da accusare. “Ma non hai fatto questa cosa il tale giorno?”, incalzò Padre Candido. E quello, sbalordito, dovette ammettere la sua colpa. “E non hai fatto per caso anche questo?”, e il malcapitato, sempre più confuso, dovette ammettere uno per uno tutti i peccati che il Padre gli ricordava, valendosi delle dichiarazioni del demonio. Alla fine si arrivò all’assoluzione. E quel giovane andò via sbalordito: “Qui non capisco più niente! Questi preti sanno tutto!” (G. Amorth, Un esorcista racconta, Bologna, EDB, 2000, p. 112)
Un ragazzo capisce che la madre ha fatto benedire i suoi vestiti
Una mamma era affranta per le stranezze che notava in un suo figliolo: in certi momenti si arrabbiava con urla pazzesche, bestemmiava e poi, quando ritornava calmo, non ricordava nulla di questo suo comportamento. Non pregava e mai avrebbe accettato di farsi benedire da un sacerdote. Un giorno, mentre il figlio era al lavoro e, come al solito, era uscito indossando la sua tuta da meccanico, la madre fece benedire i vestiti con l’apposita preghiera del Rituale. Di ritorno dal lavoro, il figlio si tolse la tuta sporca e si rivestì senza nulla sospettare. Dopo pochi secondi si tolse i vestiti con furia, quasi se li strappò di dosso, e si rimise la tuta da lavoro senza dire nulla; non ci fu verso che indossasse più quei vestiti benedetti, distinguendoli bene dagli altri del suo guardaroba, che non erano stati benedetti. Questo fatto dimostrava ulteriormente la necessità di esorcismi su quel giovanotto. (G. Amorth, Un esorcista racconta, Bologna, EDB, 2000, p. 83)
Una donna riesce a uscire da una setta satanica
Riporto un caso accaduto in Francia. Trascrivo nella sua freschezza la relazione che ne ha fatto la psichiatra Maria Domenica Fouqueray. “Nominata medico-psichiatra in uno studio privato nell’aprile 1986, collaboro da quattro anni con l’esorcista diocesano, consenziente il nostro vescovo, mons. Renè Picandet. Richiesta della mia collaborazione, per la mia specifica competenza professionale di psichiatra, ho accettato volentieri e mi trovo in buona sintonia con l’esorcista diocesano. Uno dei primi casi che abbiamo dovuto affrontare è stato questo. Si è trattato di una donna di quarant’anni, sposata e madre di quattro figli, che lavorava come educatrice specializzata. La causa dei suoi mali era dovuta al fatto che per più di dieci anni aveva frequentato una setta satanica. Quando si rivolse a noi, era la terza volta che tentava di uscire da questa setta. Contrariamente a quanto si poteva supporre, questa donna era molto vicina a sacerdoti; e fu un sacerdote a condurla a noi. Di fatto, conduceva una doppia vita: conosceva molti sacerdoti e, tutte le domeniche, suonava l’organo alle Messe, benché non si accostasse mai ai sacramenti; poi era la grande sacerdotessa di una setta chiamata Wicca, il cui capo è Lucifero. Era stata iniziata progressivamente e, una volta entrata, sapeva che ne sarebbe uscita solo in seguito alla morte violenta a cui era destinata: il suicidio. Aveva tanta paura; voleva uscire da quella setta, ma conosceva i rischi che ciò comportava. Quando l’abbiamo incontrata la prima volta, presentava i segni di una persona depressa, tormentata, dimagrita; dormiva male, ma non aveva precedenti psichiatrici. L’esorcista, dopo aver bene esaminato il caso, ha deciso di procedere agli esorcismi: prima quindicinali, poi settimanali. Come psichiatra, ho cercato di capire “la porta d’accesso”, ossia i motivi che avevano spinto questa persona ad entrare in una setta satanica. La sua educazione cristiana era stata molto rigida, basata sull’osservanza delle pratiche tradizionali; non aveva scoperto l’amore di Dio. Per le scuole, frequentò un collegio di suore in cui ebbe buona formazione intellettuale, ma nessun aiuto spirituale. Il matrimonio non le fu di aiuto. Il marito, che guadagnava bene, la obbligò a lasciare il lavoro e ad occuparsi solo dei figli e della casa. Avrebbe voluto ogni tanto uscire, ma il marito era contrario. Anche le vacanze estive, trascorse in un piccolo villaggio di campagna, presso i genitori anziani, l’annoiavano, mentre lei avrebbe voluto trovare distrazioni. In un giornale mondano lesse l’invito a giornate di svago. Frequentò questo ambiente, benché si accorgesse che era molto particolare, avviando sempre più gli intervenuti alle bevande alcoliche, all’offerta di droga, all’iniziazione di una setta. Ma trovò gente premurosa, che la compensava delle carenze di casa. E ne venne sempre più coinvolta: rinnegò il Battesimo e si sottopose al nuovo battesimo della setta, in cui le fu imposto un nuovo nome. Ricevette un marchio segreto sulla coscia e firmò col suo sangue un patto con Satana, dopo aver incenerito l’atto di Battesimo cristiano. Fu iniziata alle messe nere e ad altre celebrazioni sataniche. Vide chiaramente che i riti cristiani venivano trasformati, “diabolizzati”. La messa nera è una parodia della celebrazione eucaristica (cioè la Messa), è al momento della comunione, si trasforma in un’orgia. Questa donna durante gli esorcismi, aveva gli occhi di una belva e respingeva con forza il crocifisso che le tenevamo d’avanti; alla fine vomitava (forse solo acqua) e la sua temperatura saliva fino a 41°. Maddalena (diamole questo nome) aveva partecipato a un gran numero di messe nere. Tutto questo è durato tre anni. In seguito Maddalena ha avuto solo qualche difficoltà a partecipare alla Messa nelle chiese che frequentava prima; ma ha potuto pregare e comunicarsi. C’è voluto molto tempo per la “guarigione della memoria, per la purificazione delle immagini: essa aveva molte visioni e molti incubi. Gli esorcismi sono stati sospesi quando Maddalena ha potuto condurre da sola la lotta spirituale, pregare, confessarsi e comunicarsi; ossia quando ha potuto utilizzare i mezzi ordinari di lotta contro Satana. Inoltre Maddalena non era mai stata cresimata; dopo adeguata preparazione essa stessa richiese questo sacramento che le fu impartito poco tempo dopo. (G. Amorth, Nuovi racconti di un esorcista, Bologna, EDB, 2000, p. 153-155)
Questi sono solo alcuni episodi, a cui si pò credere o meno (non sono né dogmi di fede e né Magistero), in cui si evidenziano fenomeni sovrannaturali, preternaturali o inspiegabili direttamente imputabili all'azione straordinaria di Satana e, per approfondimenti, è possibile leggere tante altre testimonianze riportate dai noti esorcisti don Leone, padre Candido, don Salvucci, don Fusco, padre Gramolazzo, mons. Gemma e tanti altri.
Ribadisco sempre, quando parlo di temi così delicati, che è bene essere preparati, non cadere nella superstizione ed evitare ogni forma di isteria ed eccessiva spettacolarizzazione dei fatti; è altrettanto importante ricordarsi di rivolgersi sempre ad esorcisti autorizzati, che spesso cooperano con medici, e di evitare chiunque altro si proponga a voi come guaritore o carismatico, senza averne le dovute autorizzazioni rilasciate dal vescovo della diocesi. Chi opera prodigi al di fuori dell'obbedienza è sovente vittima egli stesso di Satana (basti pensare a Milingo) o, comunque, non è in comunione con Roma, dunque nelle sue opere non può esserci salvezza, ma solo sciagura.
Carlo Di Pietro (M.S.M.A.

Possessione demoniaca: perché esiste? Come si manifesta? Il diavolo può possedere anche l'anima?

Da Miliziasanmichelearcangelo.org

Proseguiamo le catechesi di demonologia, secondo la retta ed ortodossa Dottrina cattolica, affrontando nuovi interrogativi. Che cos'è la possessione demoniaca? Come si manifesta una possessione? Nella possessione il demonio può possedere l'anima della persona? Come si fa, praticamente, a capire se una persona è posseduta dagli spiriti immondi? Prima di addentraci nelle specifiche domande che spesso, in convegni, telefonate ed email, mi vengono sottoposte, dobbiamo concentrare le nostre attenzioni sul profondo mistero della vita di Cristo sul dogma della cosiddetta caduta degli angeli ribelli. I nostri progenitori (Adamo ed Eva), così come ci insegna il Magistero, infallibile e non confutabile - testimoniato nell'interpretazione della Sacra Scrittura unanime dei Padri - , persero la loro perfezione e, dietro la scelta disobbediente dei nostri progenitori - ci dice il Catechismo - c'è una voce seduttrice (Cf Gn 3,1-5), che si oppone a Dio,  la quale, per invidia, li fa cadere nella morte. ...
...   La Scrittura e la Tradizione della Chiesa - insegna il Catechismo - vedono in questo essere un angelo caduto, chiamato Satana o diavolo (Cf Gv 8,44; Ap 12,9). La Chiesa insegna che all'inizio era un angelo buono, creato da Dio. "Diabolus enim et alii dæmones a Deo quidem natura creati sunt boni, sed ipsi per se facti sunt mali – Il diavolo infatti e gli altri demoni sono stati creati da Dio naturalmente buoni, ma da se stessi si sono trasformati in malvagi" (Concilio Lateranense IV (anno 1215), Cap. 1, De fide catholica: DS 800).
La Scrittura parla di un peccato di questi angeli. (Cf 2 Pt 2,4) Tale "caduta" consiste nell'avere, questi spiriti creati, con libera scelta, radicalmente ed irrevocabilmente rifiutato Dio e il suo Regno. Troviamo un riflesso di questa ribellione nelle parole rivolte dal tentatore ai nostri progenitori: "Diventerete come Dio" (Gn 3,5). "Il diavolo è peccatore fin dal principio" (1 Gv 3,8), "padre della menzogna" (Gv 8,44).
A far sì che il peccato degli angeli non possa essere perdonato è il carattere irrevocabile della loro scelta, e non un difetto dell'infinita misericordia divina. "Non c'è possibilità di pentimento per loro dopo la caduta, come non c'è possibilità di pentimento per gli uomini dopo la morte" [San Giovanni Damasceno, Expositio fidei 18 (De fide orthodoxa 2, 4): PTS 12, 50 (PG 94, 877)].
La Scrittura attesta la nefasta influenza di colui che Gesù chiama "omicida fin dal principio" (Gv 8,44), e che ha perfino tentato di distogliere Gesù dalla missione affidatagli dal Padre (Cf Mt 4,1-11). "Il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo" (1 Gv 3,8).
Di queste opere, la più grave nelle sue conseguenze è stata la seduzione menzognera che ha indotto l'uomo a disobbedire a Dio.
La potenza di Satana però non è infinita. Egli non è che una creatura, potente per il fatto di essere puro spirito, ma pur sempre una creatura: non può impedire l'edificazione del regno di Dio. Sebbene Satana agisca nel mondo per odio contro Dio e il suo regno in Cristo Gesù, e sebbene la sua azione causi gravi danni – di natura spirituale e indirettamente anche di natura fisica – per ogni uomo e per la società, questa azione è permessa dalla divina provvidenza, la quale guida la storia dell'uomo e del mondo con forza e dolcezza.
La permissione divina dell'attività diabolica è un grande mistero, ma "noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio" (Rm 8,28).
Abbiamo assodato che Satana o il diavolo e gli altri demoni sono angeli decaduti per avere liberamente rifiutato di servire Dio e il suo disegno. La loro scelta contro Dio è definitiva. Essi tentano di associare l'uomo alla loro ribellione contro Dio.
Abbiamo, inoltre, assodato che non vi è salvezza nella scelta definitiva dei diavoli, come non può esservi salvezza in chi, morto in stato di peccato mortale, è privo della grazia santificante, pertanto è destinato alla dannazione eterna, che è l'Inferno. Dio ama, ma non è stupido e, se l'uomo rifugge dalla verità e si rifugia nella menzogna e nel peccato, per infinita giustizia riceverà la condanna eterna.
Alla luce di quanto suddetto, dobbiamo affrontare anche il tema della misteriosa vita di Cristo e, solo alla luce della Sua missione, possiamo comprendere appieno il conseguente mistero del male che, nelle forme più radicate, sfocia nella possessione diabolica.
Tutta la vita di Cristo è rivelazione del Padre, così ci insegna il Catechismo: le sue parole e le sue azioni, i suoi silenzi e le sue sofferenze, il suo modo di essere e di parlare. Gesù può dire: « Chi vede me, vede il Padre » (Gv 14,9), e il Padre: « Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo » (Lc 9,35). Poiché il nostro Signore si è fatto uomo per compiere la volontà del Padre (Cf Eb 10,5-7), i più piccoli tratti dei suoi misteri ci manifestano l'amore di Dio per noi (Cf 1 Gv 4,9).
Tutta la vita di Cristo è mistero di redenzione. La redenzione è frutto innanzi tutto del sangue della croce (Cf [Ef 1,7; Col 1,13-14 (Vulgata); 1 Pt 1,18-19], ma questo mistero opera nell'intera vita di Cristo: già nella sua incarnazione, mediante la quale, facendosi povero, ci ha arricchiti con la sua povertà (Cf 2 Cor 8, 9); nella sua vita nascosta che, con la sua sottomissione (Cf Lc 2,51), ripara la nostra insubordinazione; nella sua parola che purifica i suoi ascoltatori (Cf Gv 15,3); nelle guarigioni e negli esorcismi che opera, mediante i quali "ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie" (Mt 8,17) (Cf Is 53,4); nella sua risurrezione, con la quale ci giustifica (Cf Rm 4,25).
Tutta la vita di Cristo è mistero di ricapitolazione. Quanto Gesù ha fatto, detto e sofferto, aveva come scopo di ristabilire nella sua primitiva vocazione l'uomo decaduto:
"Allorché si è incarnato e si è fatto uomo, ha ricapitolato in se stesso la lunga storia degli uomini e in breve ci ha procurato la salvezza, così che noi recuperassimo in Gesù Cristo ciò che avevamo perduto in Adamo, cioè d'essere ad immagine e somiglianza di Dio" [Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 3, 18, 1: SC 211, 342-344 (PG 7, 932)].
"Per questo appunto Cristo è passato attraverso tutte le età della vita, restituendo con ciò a tutti gli uomini la comunione con Dio" [Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 3, 18, 7: SC 211, 366 (PG 7, 937); cf Id., Adversus haereses, 2, 22, 4: SC 294, 220-222 (PG 7, 784)].
Durante tutta la sua vita, Gesù si mostra come nostro modello (Cf Rm 15,5; Fil 2,5:) è "l'uomo perfetto" [Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 38: AAS 58 (1966) 1055] che ci invita a diventare suoi discepoli e a seguirlo; con il suo abbassamento, ci ha dato un esempio da imitare (Cf Gv 13,15), con la sua preghiera, attira alla preghiera (Cf Lc 11,1), con la sua povertà, chiama ad accettare liberamente la spogliazione e le persecuzioni.
"Noi dobbiamo sviluppare continuamente in noi e, in fine, completare gli stati e i misteri di Gesù. Dobbiamo poi pregarlo che li porti lui stesso a compimento in noi e in tutta la sua Chiesa. [...] Il Figlio di Dio desidera una certa partecipazione e come un'estensione e continuazione in noi e in tutta la sua Chiesa dei suoi misteri mediante le grazie che vuole comunicarci e gli effetti che intende operare in noi attraverso i suoi misteri. E con questo mezzo egli vuole completarli in noi" [San Giovanni Eudes, Le royaume de Jésus, 3, 4: Oeuvres complètes, v. 1 (Vannes 1905) p. 310-311].
Dunque perché Satana può possedere l'uomo?
Perché l'uomo pecca e non si uniforma a Cristo, quindi non ha difese contro gli angeli decaduti che sono esseri nettamente superiori a noi e che possono essere contrastati sono nell'uniformità a Cristo, nella preghiera, nell'esercizio delle virtù e nella vicinanza costante ai Sacramenti, con animo contrito, rispetto e vivo pentimento dei nostri peccati.
Al Can. 1673 il Catechismo ci spiega che: "quando la Chiesa domanda pubblicamente e con autorità, in nome di Gesù Cristo, che una persona o un oggetto sia protetto contro l'influenza del maligno e sottratto al suo dominio, si parla di esorcismo. Gesù l'ha praticato (Cf Mc 1,25-26); è da lui che la Chiesa deriva il potere e il compito di esorcizzare (Cf Mc 3,15; 6,7.13; 16,17). In una forma semplice, l'esorcismo è praticato durante la celebrazione del Battesimo. L'esorcismo solenne, chiamato "grande esorcismo", può essere praticato solo da un presbitero e con il permesso del Vescovo. In ciò bisogna procedere con prudenza, osservando rigorosamente le norme stabilite dalla Chiesa (Cf CIC canone 1172). L'esorcismo mira a scacciare i demoni o a liberare dall'influenza demoniaca, e ciò mediante l'autorità spirituale che Gesù ha affidato alla sua Chiesa. Molto diverso è il caso di malattie, soprattutto psichiche, la cui cura rientra nel campo della scienza medica. È importante, quindi, accertarsi, prima di celebrare l'esorcismo, che si tratti di una presenza del maligno e non di una malattia".
Cos'è la possessione demoniaca?
La possessione diabolica o demoniaca, che può aversi con un demone specifico o con una intera Legione di demoni, è quella manifestazione per la quale uno o più spiriti maligni risiedono in un corpo ed in determinati momenti si possono esprimere muovendosi o parlando attraverso di esso, senza che la persona possa evitarlo. La Dottrina dei Padri ha stabilito che in alcuni casi vi è una certa concordanza fra ossessione e possessione stessa. L'ossessione diabolica, propriamente detta, consta nella infestazione diabolica della persona che può essere tormentata anche da cause provenienti dall'esterno, tuttavia spesso sfocia in possessione se non adeguatamente affrontata, dunque l'individuo ossesso può divenire proprietà di uno o più diavoli e non può impedire con la sua volontà di compiere gesti e fatti che gli spiriti immondi comandano al corpo.
Come si manifesta una possessione demoniaca?
Il prof. Andrea Tornar, nelle sue "Lezioni di religione", sintetizza molto bene le manifestazioni pratiche delle possessioni diaboliche e, facendo riferimento anche a molti testi di viventi e defunti esorcisti, espleta bene il compiersi di determinati fenomeni, tipici della possessione (fisica). Ho aggiunto alcune precisazioni personali ed approfondimenti tratti dalla teologia demonologica. Di solito una possessione demoniaca, dice, si palesa nel seguente modo:
Ciò che è sacro o religioso provoca fastidio
Dinanzi a ciò che è sacro o religioso il soggetto ha delle reazioni d'insofferenza che vanno dal fastidio, all'orrore, fino ad arrivare ad eccessi d'ira, bestemmie e insulti.
La preghiera chiarirà se si tratta o no di un posseduto
Se la persona è posseduta, al benedirla inizierà a irrigidire le mani, i muscoli facciali si contrarranno. Chiuderà gli occhi e, se gli si alzasse le palpebre, il sacerdote vedrebbe che sono bianchi (il soggetto rovescia le pupille, in alto o in basso, lasciando gli occhi bianchi). Se si continua a pregare, il posseduto comincerà a gridare o a parlare con voce piena d'odio e di rabbia. In altri casi effettuerà una risata cattiva o comincerà a fremere. Altre volte il posseduto ha occhi completamente bianchi ma non si muove affatto (c'è un demone muto).
Nelle crisi d'ira il posseduto perde conoscenza (trance)
Negli episodi di esplosione d'ira, il posseduto perde conoscenza.
Viene fuori la presenza del demone che agisce e parla attraverso il corpo del soggetto
In questi momenti di maggior furia il soggetto perde conoscenza (trance) e viene fuori la presenza di uno o più demoni che prendono il controllo sulla condotta della persona e agiscono e parlano attraverso il suo corpo. Il demone si manifesta. Il soggetto non è moralmente responsabile di ciò che fa o dice durante la trance. Molte volte il demonio si manifesta con gesti blasfemi, violenza e pratiche lussuriose.
Finita la crisi torna normale
Finita la crisi, la persona torna lentamente normale e quando ritorna in sé non ricorda nulla. L'amnesia è totale e assoluta.
La persona conduce una vita completamente normale
Al di là delle crisi furiose, la persona conduce una vita completamente normale, senza che la possessione gli crei problemi sul lavoro o nelle relazioni sociali (ovviamente dipende anche dal luogo ove questi fenomeni si presentano). Il soggetto appare come una persona perfettamente assennata, tuttavia un senso di angoscia lo pervade e questi avverte di non essere propriamente "normale".
A volte ha allucinazioni sensoriali
In alcuni casi il soggetto parla di cose che sembrano allucinazioni sensoriali (dice di vedere ombre, di sentire strane sensazioni in una qualunque parte del corpo e fruscii), ma al contrario non sente voci interne, né qualcosa che scorra sotto la pelle. Nella maggior parte dei casi i fenomeni di possessione si producono dopo aver preso parte a una seduta spiritica, ad un rito esoterico o satanico.
Ierognosi da possessione
Sovente il posseduto è in grado di riconoscere gli oggetti benedetti da quelli non benedetti. Bisogna fare molta attenzione però. Come molti esorcisti insegnano, essendo i demoni molto furbi, spesso ingannano l'esorcista che, per valutare se la possessione è vera o presunta, impongono al soggetto anche oggetti non consacrati o lo aspergono con acqua non benedetta. Molte volte, Satana manifesta insofferenza e repulsione anche ad oggetti non consacrati e ad acqua non benedetta; lo fa per far credere all'esorcista che si tratta di una persona isterica e malata e, così facendo, tenta di celare la sua presenza sbeffeggiando e ridicolizzando il malcapitato che, se non seguito da un esorcista di esperienza, sarà non creduto o creduto pazzo.
Nella possessione il demonio s'impossessa anche dell'anima della persona?
No, assolutamente no. La possessione diabolica è un fenomeno che riguarda solo ed esclusivamente il corpo. L'anima può anche essere in grazia di Dio. Se un posseduto muore e si trova in grazia di Dio, l'anima andrà in Purgatorio od in Paradiso, a seconda dei casi. Se un posseduto è in grazia di Dio può anche fare la comunione. In alcuni casi gli sarà possibile, in altri non riuscirà nemmeno ad entrare in Chiesa.
C'è da dire, purtroppo, che molte volte la possessione porta l'individuo ad isolarsi dal mondo ed a vivere una realtà malsana e "non naturale". Spesso accade questo quando i posseduti vengono ridicolizzati dagli stessi preti e, vedendosi abbandonati dalla stessa Chiesa, o si rifugiano in pratiche esoteriche e new age, o si rivolgono a maghi e santoni o si isolano completamente dal mondo, dedicandosi a pratiche peccaminose quali l'onanismo, l'uso di droghe, l'alcolismo, la bestemmia, la pornografia, l'autolesionismo ed altre pratiche abominevoli.
In questi casi, purtroppo, salvo un reale pentimento ed una contrizione effettiva, purtroppo l'anima è condannata, non per la possessione, bensì per la pertinacia peccaminosa adottata dal soggetto anche in momenti di lucidità.
Ecco perché è necessario aiutare gli indemoniati, non ridicolizzarli, non escluderli dalla vita sociale e fare in modo che, seppur disturbando, partecipino attivamente alla vita della parrocchia ed ai Sacramenti. Grandi saranno le responsabilità dei parroci che hanno abbandonato queste persone bisognose.
Carlo Di Pietro (M.S.M.A.)
Fonti e citazioni:
Codex Iuris Canonici
Catechismo della Chiesa Cattolica
Denzinger
I Santi e il Demonio - Sugarco (Stanzione - Di Pietro)
Diavoli come riconoscerli e proteggersi - Segno (Di Pietro)
Lezioni di religione a cura del prof. Andrea Tornar

giovedì 23 febbraio 2012

Papa ai nuovi cardinali: Missione secondo la logica di Cristo, non quella del mondo

18/02/2012 11:59
VATICANO da asianews

Benedetto XVI conferisce la berretta e l'anello a 22 nuovi cardinali. Fra essi, John Tong, vescovo di Hong Kong e George Alencherry, arcivescovo maggiore di Ernakulam (Kerala, India). Il papa sottolinea che la logica di Cristo - e che dovrebbe essere quella dei porporati - è di servire Dio e gli uomini in "una dedizione assoluta e incondizionata, fino all'effusione del sangue". Decisa la canonizzazione di sette beati, fra cui un martire filippino.


Città del Vaticano (AsiaNews) - La missione dei nuovi cardinali "nella Chiesa e nel mondo" deve rispondere alla logica di Cristo, "non a quella del mondo"; deve essere "illuminata dalla fede e animata dalla carità che provengono a noi dalla Croce gloriosa del Signore". È questo l'invito che Benedetto XVI ha rivolto ai 22 nuovi cardinali che egli ha creato oggi in un Concistoro pubblico tenutosi nella basilica vaticana. Fra i nuovi porporati vi sono importanti personalità della Curia romana (fra cui Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli); vescovi di sedi metropolitane e personalità che si sono distinte per il loro servizio alla Chiesa, come il p. Julien Ries, grande studioso del sacro e delle religioni, dell'università di Lovanio. Nell'elenco risaltano due vescovi asiatici: John Tong, vescovo di Hong Kong e  George Alencherry, arcivescovo maggiore di Ernakulam (Kerala, India). (Per la lista completa dei nuovi cardinali vedi qui).
Prima di procedere all'imposizione della berretta rossa, alla consegna dell'anello e all'assegnazione del titolo con cui ogni cardinale viene legato alla Chiesa di Roma, il pontefice ha commentato il brano evangelico (Mc 10, 32-45) proclamato durante la cerimonia. In esso i discepoli Giacomo e Giovanni domandano a Gesù di poter sedere a destra e a sinistra del Suo trono.
"Giacomo e Giovanni  - ha detto il papa - con la loro richiesta mostrano di non comprendere la logica di vita che Gesù testimonia, quella logica che - secondo il Maestro - deve caratterizzare il discepolo, nel suo spirito e nelle sue azioni. E la logica errata non abita solo nei due figli di Zebedeo perché, secondo l'evangelista, contagia anche «gli altri dieci» apostoli che «cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni» (v. 41). Si indignano, perché non è facile entrare nella logica del Vangelo e lasciare quella del potere e della gloria".
"Dominio e servizio, egoismo e altruismo, possesso e dono, interesse e gratuità: queste logiche profondamente contrastanti si confrontano in ogni tempo e in ogni luogo. Non c'è alcun dubbio sulla strada scelta da Gesù: Egli non si limita a indicarla con le parole ai discepoli di allora e di oggi, ma la vive nella sua stessa carne. Spiega infatti: «Anche il Figlio dell'uomo non è venuto a farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto di molti» (v. 45)".
La missione dei cardinali deve essere legata al pontefice e alla Chiesa nel mondo, e modellata su quella di Cristo: "Egli riceve il potere e la gloria solo in quanto «servo»; ma è servo in quanto accoglie su di sé il destino di dolore e di peccato di tutta l'umanità. Il suo servizio si attua nella fedeltà totale e nella responsabilità piena verso gli uomini. Per questo la libera accettazione della sua morte violenta diventa il prezzo di liberazione per molti, diventa l'inizio e il fondamento della redenzione di ciascun uomo e dell'intero genere umano".
Per questo, "ai nuovi Cardinali è affidato il servizio dell'amore: amore per Dio, amore per la sua Chiesa, amore per i fratelli con una dedizione assoluta e incondizionata, fino all'effusione del sangue, se necessario, come recita la formula di imposizione della berretta e come indica il colore rosso degli abiti indossati".
Prima della conclusione del Concistoro, Benedetto XVI ha promulgato la canonizzazione di sette beati, la cui causa è stata presentata dal card. Antonio Amato, prefetto per la Congregazione delle cause dei santi. Fra questi vi è un filippino, Pedro Calungsod, un catechista laico, morto martire nel 1672.

La meditazione dei misteri



Estratto da
Santo Rosario meditato


di Padre Giulio Maria Scozzaro

La meditazione dei misteri
La vera anima del Rosario è la meditazione dei misteri. Con la pratica costante della meditazione dei misteri in ogni Corona del Rosario, si passa da questo momento di meditazione con facilità, per poi elevarsi alla vera contemplazione.
Il Rosario non accompagnato dalla contemplazione dei misteri, diventa meccanico, svuotato del motivo insito della sua efficacia. Ogni preghiera diventa meccanica, se manca l’amore, la partecipazione. È vero che il Rosario corre meno pericoli di diventare preghiera meccanica, perché ogni mistero stimola la riflessione, apre panorami bellissimi di vita divina, che ci riempiono di gioia e aiutano la contemplazione. Con la contemplazione dei misteri, il Rosario diventa la preghiera più contemplativa di tutte.
Per questo il Rosario è scuola di contemplazione; innalza a poco a poco al di sopra della preghiera vocale e della meditazione ragionata.
La meditazione dei misteri del Rosario, ci conduce alla meditazione del Mistero di Gesù Cristo. La moltitudine dei misteri storici della vita di Gesù, ci aiuta a fissare lo sguardo sul Mistero della Persona di Gesù. La vita di Gesù è un Rosario vivente, noi in ogni decina ci soffermiamo su un momento particolare del periodo della Redenzione.
I misteri vengono enunciati per riflettere sulla vita di Gesù e di Maria. In qualche modo sono collegati anche alla storia personale di ognuno di noi.
Tutti siamo coinvolti in questa salvezza che Gesù, Figlio di Maria, ha introdotto nel mondo. Meditando i 20 misteri io mi pongo dinanzi alla vita di Gesù e la sua vita diventa per me lo specchio della mia vita. Solo facendo come ha fatto Lui, il suo Spirito opererà intensamente in me.
Meditare i misteri prima di iniziare la decina è vantaggioso, perché si può fare il proposito di vivere quanto meditiamo, di praticare la virtù che ci viene indicata dal mistero che si medita. Non bisogna iniziare subito la decina dopo avere enunciato il mistero, ma dopo averlo enunciato, bisogna fermarsi qualche istante per assimilare quel momento redentivo, per inserire nella tua vita quello che si medita, quello che Gesù e la Madonna hanno già praticato.
Bisogna soffermarsi brevemente sul mistero prima e dopo ogni decina.
San Luigi di Montfort fa notare l’importanza di formulare delle richieste corrispondenti al mistero che recitiamo, assecondando il desiderio della Madonna, di concederci Grazia su Grazia attraverso il Rosario.
Meditando i misteri si acquista l’unione intima con Dio, che conduce alla contemplazione.
Sempre San Luigi scrive: “Per i quindici gradini di questa scuola (oggi sono diventati venti) ti riuscirà di salire di virtù in virtù, di chiarezza in chiarezza e giungerai facilmente, senza illusioni, fino alla pienezza dell’età di Cristo”.
Scrive il Papa nella Lettera Apostolica “Rosarium Virginis Mariae”: “L’ascolto e la meditazione si nutrono di silenzio. È opportuno che, dopo l’enunciazione del mistero e la proclamazione della Parola, per un congruo periodo di tempo ci si fermi a fissare lo sguardo sul mistero meditato, prima di iniziare la preghiera vocale. La riscoperta del valore del silenzio è uno dei segreti per la pratica della contemplazione e della meditazione. Tra i limiti di una società fortemente tecnologizzata e mass-mediatica, c’è anche il fatto che il silenzio diventa sempre più difficile. Come nella Liturgia sono raccomandati momenti di silenzio, anche nella recita del Rosario una breve pausa è opportuna dopo l’ascolto della Parola di Dio, mentre l’animo si fissa sul contenuto di un determinato mistero” (RVM 31).
Possiamo affermare che il Rosario è preghiera perfetta, preghiera mentale e vocale, per la contemplazione. La preghiera senza la meditazione può divenire meccanica e può anche essere noiosa; se invece è accompagnata dalla meditazione, ottiene la Grazia della contemplazione.
“La preghiera del Rosario rivoluzionerà il mondo intero: rivoluzione di benessere e di pace. Propone per la meditazione dei misteri un nuovo punto di vista; il Rosario del mondo missionario. Ognuna delle cinque decine è di color diverso: rappresentano i cinque Continenti nella visione missionaria”, scriveva il Vescovo Fulton Sheen.
“Camminiamo sui due piedi della contemplazione e della preghiera -scrive San Bernardo-. La meditazione insegna ciò che ci manca, la preghiera ci ottiene ciò che non ci manchi. La prima ci indica la strada, l’altra ci guida. Con la meditazione conosciamo i pericoli che incombono su di noi; per mezzo della preghiera li evitiamo con l’aiuto del Signore”.
«La contemplazione -scrive Paolo VI- è elemento essenziale del Rosario. Senza di essa il Rosario è corpo senza anima e la sua recita rischia di divenire meccanica ripetizione di formule e di contraddire all’ammonimento di Gesù: “Quando pregate non sprecate parole come i pagani, che credono di essere esauditi a forza di parole. Non siate come loro” (Mt 6,7).
Per sua natura la recita del Rosario esige un ritmo tranquillo e quasi un indugio pensoso, che favoriscano nell’orante la meditazione dei misteri della vita del Signore, visti attraverso il cuore di Colei che al Signore fu più vicina e ne dischiudano le insondabili ricchezze» (Marialis Cultus, n. 47).
Meditare i misteri, è uno sguardo amoroso a quel momento della vita di Gesù o di Maria che si medita. Sguardo amoroso è come quello di una mamma, che non si stanca di contemplare in silenzio il suo bambino.


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Decidersi per Dio


Gesu


Da La Bussola Quotidiana 


di Livio Fanzaga
22-02-2012


Per comprendere la Quaresima bisogna fare riferimento ai quaranta giorni che Gesù ha trascorso nel deserto prima di compiere la sua missione. Quaranta giorni nei quali Gesù si è preparato alla lotta contro il principe delle tenebre, contro Satana: quaranta giorni di digiuno e di preghiera. Questi quaranta giorni facevano a loro volta riferimento ai quaranta anni che il popolo di Israele ha trascorso nel deserto, deserto che secondo la Sacra Scrittura è un tempo di prova ma anche un tempo di comunione con Dio, ed è comunque il passaggio verso la Terra promessa.
Per noi è fondamentale il significato di questi quaranta giorni che Gesù ha trascorso nel deserto vivendo nel digiuno e nella preghiera. Sono infatti proprio questi i due connotati fondamentali che ci accompagnano nella Quaresima.

Il primo connotato è la preghiera. Gesù ha trascorso quaranta giorni in intima comunione col padre, la preghiera è uno dei motivi fondamentali di tutta la vita apostolica del Signore: non solo i quaranta giorni prima della sua missione, ma anche durante tutta la sua missione Gesù ha vissuto una intensa preghiera personale, dedicando molte volte l’intera notte a pregare.  E usciva dalla preghiera trasfigurato. Questa è certamente la prima caratteristica della Quaresima, senza la quale ne perdiamo il significato. E qui sta anche la differenza fondamentale tra la Quaresima cristiana e il Ramadan musulmano. La Quaresima cristiana è prima di tutto tempo di comunione con Dio. La comunione con Dio è invece lontana mille miglia dall’islam, per cui davanti a Dio c’è solo la  sottomissione.

Dunque Gesù ha trascorso quaranta giorni di intima comunione col padre. E lì ha umanamente ha preso tutta quella forza che la preghiera dà e che noi vediamo così espressa in un altro momento della vita di Gesù, quello del Getsemani: lì, attraverso la preghiera il Signore acquista quella forza per cui dice al termine della preghiera, agli apostoli “Alzatevi, andiamo”. E nell’ora delle tenebre affronta la grande battaglia. Nell’uno e nell’altro caso Gesù attraverso la preghiera si è preparato alla grande battaglia contro il principe delle tenebre.

Portando la cosa sul piano della nostra vita cristiana, la Quaresima è anzitutto tempo di preghiera. Preghiera vera, preghiera del cuore, preghiera che è colloquio con Dio, ascolto di Dio, della sua volontà, ascolto delle sue ispirazioni, ascolto di quello che ci dice, il suo richiamo a una vita più santa, più cristiana, una vita più vera. E nella preghiera esporre anche la nostra condizione esistenziale, di persone fragili, affaticate, di persone che molte volte sono scorate, che non hanno ben chiaro il fine della vita, non hanno ben chiare le scelte fondamentali della vita. Quindi vorrei suggerire molto concretamente: la prima cosa da fare in Quaresima è riaccendere la preghiera, almeno le preghiere fondamentali. Al mattino conquistare Dio con il cuore, in cui Dio porta la sua luce, la sua pace, la sua gioia. Molte volte bastano pochi minuti per essere in comunione con Dio, ma poi si deve riattivare durante la giornata questa comunione. E soprattutto la sera, per cui vorrei suggerire una preghiera tipica della Quaresima, che è la preghiera davanti alla croce, cioè mettersi veramente davanti alla croce, meditare sul significato della croce.

Pietro nella prima predica dopo la Pentecoste ha detto, comprendendo finalmente la Passione : “Patì per i nostri peccati”. Quindi meditare la croce, meditare che attraverso la croce Cristo, il Padre attraverso il Figlio, ci perdona i peccati. Cristo è l’agnello di Dio che porta i peccati del mondo, li ha espiati al nostro posto, per nostro amore, per donarci il perdono nella vita eterna, per cui quando andiamo a confessarci – e il pensiero va soprattutto alla confessione pasquale che deve essere particolarmente significativa – per quanto grandi i delitti che noi abbiamo potuto commettere Gesù ci dà l’assoluzione.

Nel pentimento c’è l’assoluzione dei peccati perché Cristo ha espiato lui al nostro posto, un atto d’amore estremo, che vediamo nel Crocifisso. Quindi vorrei suggerire questa specifica  preghiera quaresimale, prima di andare a letto: sostare davanti alla croce, chiedere perdono per i propri peccati, pensare all’amore estremo con cui Dio ci ha amati, che ha fatto dire a santa Caterina da Siena, guardando la croce: “Chi è  quello stolto bestiale che vedendosi così amato non ami?”.
La preghiera personale diventa più forte, più sostanziosa, se durante la Quaresima ci impegniamo ad andare alla messa quotidiana. Molti lo fanno. Dacci oggi il nostro pane quotidiano: ascoltiamo la parola di Dio, durante la messa riceviamo la comunione. In questo modo rafforziamo la nostra debole volontà per combattere contro il male.

L’altro aspetto fondamentale della Quaresima è il digiuno: fin dai primi tempi i cristiani hanno digiunato il mercoledì e il venerdì, duramente. Poi, il digiuno più rigido a pane e acqua è continuato nella storia della Chiesa soprattuto nel tempo di Quaresima, di Avvento, e così via. Il popolo cristiano ha digiunato fino a qualche decennio fa in modo sostanzialmente serio. Non soltanto nel tempo di Quaresima ma ogni volta che si doveva fare la comunione, si era digiuni dalla mezzanotte. Abbiamo perso sicuramente qualcosa perdendo il digiuno. In tempi recenti la Chiesa ha tentato di ristabilirlo, ma a questo riguardo dobbiamo dire che la vera svolta è venuta dalle apparizioni di Medjugorje: è vero, devono essere ancora riconosciute dalla Chiesa, ma il loro aspetto pastorale lo abbiamo tutti davanti agli occhi.

La Madonna fin da 30 anni fa ha introdotto un digiuno che adesso ha rinvigorito tutta la Chiesa, il digiuno a pane e acqua il mercoledì e venerdì con finalità ben precise: Oltre alla conversione personale c’è anche una finalità di carattere storico sociale: Gesù ha detto che certi demoni si cacciano con la preghiera e il digiuno; così la Madonna per il demonio dell’odio e della guerra, che vuole distruggere il mondo, ha chiesto la preghiera del santo rosario e il digiuno a pane e acqua mercoledì e venerdì.

Questo digiuno è importantissimo ma attenzione a non intenderlo come una specie di dieta.La Madonna ha detto “digiunate con il cuore”, lo dice anche la Chiesa. Il digiuno cristiano ha un obiettivo ben preciso: è finalizzato al combattimento spirituale, è finalizzato alla mortificazione della fame di mondo, perché cresca in noi la fame di Dio. Questo è l’obiettivo finale del digiuno: portare alla rinuncia vera del peccato, perché attraverso la fame di mondo, le cose di questo mondo, Satana ci distrugge con quello che ci offre.

Dobbiamo dunque innestare nella nostra vita questo tipo di digiuno: cibo, sacrifici, fioretti, c’è un’ampia letteratura a questo riguardo. Rinunciare al fumo, ai liquori durante la quaresima. Ovviamente i più deboli, quelli che si accontentano del digiuno come lo propone la Chiesa con materna accondiscendenza, possono digiunare mercoledì santo  e venerdì santo: la colazione, un pranzo leggero e poi astinenza. Tutti i venerdì di quaresima il minimo indispensabile. Suggerisco però un digiuno molto più rigido, magari rinunciando a quelle cose che fanno male anche la salute come il fumo e l’alcol. Ma tutto queste deve essere finalizzato a rafforzare la volontà in modo tale da rinunciare al peccato Questa è la vera rinuncia, ed è in questo modo che noi ci prepariamo per la Pasqua. Cioè rinunciando al peccato e attraverso la confessione pasquale.

In questo periodo dobbiamo mettere una marcia in più nel nostro cammino verso la santità.Mettiamoci davanti a Dio, guardiamo alla nostra vita, guardiamo cosa c’è da cambiar;, se siamo sulla strada sbagliata, quella che porta alla perdizione, non aspettiamo a cambiarla, non aspettiamo che sia troppo tardi.

Decidiamoci per Dio, decidiamoci per la conversione, decidiamoci per la santità.Questo è quel modo di vivere la quaresima che farà sì che la Pasqua sia una pasqua veramente di pace, del cuore riconciliato con Dio.

Infine c’è la terza dimensione caratteristica della Quaresima: la carità. Perché la sobrietà tipica della Quaresima, il rinunciare al superfluo, e tutto quanto finora descritto,  è sempre stato visto dalla Chiesa in funzione della carità, della condivisione, in funzione di quel “Avevo fame, e mi avete dato da mangiare; avevo sete e mi avete dato da bere.…):  è la condivisione del pane con chi non ne ha, con chi è più povero. Vorrei aggiungere però che la carità si esprime anche attraverso le sette opere di misericordia spirituale e le sette di misericordia corporale. L’elemosina deve essere un atteggiamento di compassione, o di misericordia verso il prossimo sofferente. E questo può essere dare da mangiare a chi non ne ha, può essere una mano tesa, un incoraggiamento: visitare i carcerati, e tutte quelle opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, visitare i malati, tutta quella gamma di opere che ci portano al prossimo.

Questo è il dinamismo della Quaresima: attraverso la preghiera tu ricevi l’amore di Dio nel tuo cuore e attraverso la carità tu lo doni agli altri.